Appunti sulla fine del mondo: Finch arriva su Apple TV+ questo venerdì

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Appunti sulla fine del mondo: Finch arriva su Apple TV+ questo venerdì

Il regista Miguel Sapochnik delinea la sua visione di questo nuovo film apocalittico, in arrivo su Apple TV+.

Finch debutta questo venerdì su Apple TV+, quindi ne ho approfittato per fare una chiacchierata con il regista Miguel Sapochnik per saperne di più su ciò che rende interessante questo racconto di fantascienza con Tom Hanks.

D: Come mai il pubblico è tanto affascinato dalla fine della civiltà?

Direi che l’inizio o la fine di qualcosa sono due degli argomenti più interessanti da affrontare. Nel mezzo c’è sempre il caos. Mi sembra che un film sull’inizio dell’umanità sia roba trita e ritrita, giusto?

Quindi ora ci siamo fissati sulla nostra scomparsa. È un momento interessante per tutti noi e spunto di riflessione per il protagonista Finch. Finch sta iniziando a ripensare a tutto ciò che ha fatto e si chiede… cosa ha realmente realizzato? Ne è valsa la pena? È un momento di riflessione.

Di questi tempi, la narrazione cinematografica è diventata un’opportunità di riflessione: dobbiamo guardarci dentro e interrogarci sulle scelte che abbiamo fatto, per capire se siamo pronti a fare dei cambiamenti finalizzati alla sopravvivenza.

Appunti sulla fine del mondo: Finch arriva su Apple TV+ questo venerdì

D: Pensi che Finch sia una storia ottimista e fiduciosa, nonostante sia focalizzata sulla fine dell’umanità?

Sì. Allo stesso tempo, vista la mia personalità, temevo che mi sarei soffermato eccessivamente sul lato oscuro della natura e credo che qualcosa sia effettivamente emerso.

Ho mostrato Finch a un paio di amici dopo averlo completato. Quando finisci un film, perdi la prospettiva di ciò che è che hai veramente fatto. L’ho mostrato aspettandomi che avrebbero sorriso educatamente, dicendo “interessante” o qualcosa di simile. E hanno riso. Un sacco. Dall’inizio alla fine. Poi alla fine hanno pianto… e hanno detto che era bello. Credo di non aver mai vissuto un’esperienza così.

D: Tutto quello che resta a Finch sono un cane e un robot. Parliamo innanzitutto del cane… Che cosa rappresenta? Come si inserisce nella storia che si svolge alla fine della civiltà?

Uno dei momenti che mi è sempre piaciuto nel copione è quando incontri questo tipo che sta costruendo un robot affinché si prenda cura del suo cane. Ovviamente vuole molto bene al suo cane. Su questo si concentra la sua attenzione. Non gli piacciono gli esseri umani. Deve aver vissuto esperienze negative. Poi gradualmente, la trama si dipana e si rende conto che il cane è sopravvissuto a un evento traumatico che lui ha vissuto da giovane, nel bel mezzo dell’apocalisse. Il cane significa qualcosa per lui. Cioè, è il ricordo del suo fallimento come essere umano, della sua codardia.

C’è qualcosa di veramente coinvolgente riguardo all’idea che abbia un legame fortissimo con questo cane: gli ricorda ogni giorno che è un vigliacco. Il desiderio di assicurarsi che il cane sopravviva, dopo la sua morte, è un atto di disperazione: lui non può lasciarlo a morire, deve farlo sopravvivere, perché è un simbolo di speranza. Al cane invece non importa un fico secco. È semplicemente felice di essere lì. Quello che ama di più è rincorrere la palla. Mi è sembrato che fosse un concetto molto semplice ed eloquente.

D: Parliamo di Jeff, il robot. Avevo letto un libro in cui si teorizzava che forse la conclusione naturale della vita organica sta nella trasformazione in vita artificiale. Jeff rappresenta un modo per far proseguire l’eredità dell’umanità?

Jeff il robot è l’uomo 2.0. Cercavamo un modo per esplorare l’umanità, piuttosto che le profondità della potenziale depravazione dell’umanità.

Jeff, potrebbe essere il migliore e il peggiore di noi. È equipaggiato con l’ottimismo e la speranza che Finch ha ormai perso. È anche ingenuo e questo è terribilmente pericoloso nelle mani sbagliate. È testardo, gli manca la capacità di concentrazione e ha un atteggiamento che, a volte, risulta profondamente frustrante per tutti. Penso però che l’idea di speranza e di ottimismo nel mezzo di un’apocalisse sia qualcosa di unico. Qualcosa da coltivare, non da sopprimere.

D: Hai diretto alcuni dei più grandi episodi del Trono di Spade, episodi con scene di battaglia su vasta scala. Finch è stata un’esperienza diversa o complementare al tuo lavoro precedente?

Direi che la parola chiave sia complementare. Allo stesso tempo, in quelle grandi scene di battaglia ho cercato i momenti intimi… L’azione diventa presto noiosa se manca la motivazione del protagonista, o se non ha un senso effettivo.

Se state giocando a Call of Duty, la vera potenza di questi giochi è la capacità di farvi sentire la paura, o il trionfo, la gamma di emozioni quando vi trovate nel cuore di un’esperienza epica, intima o claustrofobica. Affinare il punto di vista personale di un personaggio in un film eleva qualsiasi azione o contesto in cui si sarebbe inserito.

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