Il direttore della software house elenca i giochi che lo hanno più colpito sia come sviluppatore sia come giocatore
Ciò che amo dei videogiochi è la loro capacità, quasi magica, di far vivere al giocatore nuove intense esperienze, combinando l’arte con la tecnologia. In realtà, però, non sono uno che gioca a tanti titoli differenti. Ogni anno scelgo quelli che mi colpiscono di più e per me diventano una vera e propria ossessione: prima mi immergo completamente nell’esperienza e poi tento di capire come funzionano.
Sin da bambino, e ora che sono a capo di uno studio di sviluppo non è diverso, ho sempre pensato che quando un gioco riesce a lanciare un potente incantesimo su di me, tutto ciò che devo fare è capire come ci riesce, per poter creare a mia volta nuove esperienze magiche per gli altri.
Ecco alcuni dei titoli che a modo loro mi hanno fatto innamorare, sia come giocatore che come sviluppatore…
1. Inside
Dopo la splendida esperienza con Limbo di Playdead, non vedevo l’ora di mettere le mani su Inside e non sono rimasto deluso. Ciò che mi ha colpito di più di questo titolo è il modo in cui riesce a intrecciare perfettamente meccanismi di gioco ingegnosi ed elementi visivi drammatici, così da creare una narrazione stimolante.
All’interno del gioco si possono trovare diversi esempi interessanti di questa caratteristica, come una sequenza in cui il giocatore, per procedere, deve adattare i propri movimenti al comportamento di un gruppo. Alcuni momenti della narrazione visiva resteranno per sempre con me e, quando ho completato Inside, mi sono ritrovato a interrogarmi sul significato più profondo dell’esperienza che avevo vissuto.
2. Until Dawn
Non mi capita spesso di giocare a dei survival-horror, ma Until Dawn mi è stato consigliato da un amico e devo dire che mi è davvero piaciuto. Fa paura, ma non è eccessivamente cruento o manipolativo. Inoltre, costruisce una storia completamente immersiva, grazie alle avvincenti vicissitudini dei personaggi e alla costante tensione di sottofondo. Ovviamente, mi ha spaventato a morte in più di un’occasione!
È difficile suscitare paura in un giocatore senza ricorrere a espedienti scontati, ma credo che Until Dawn ci riesca benissimo. Ciò è possibile grazie a una realizzazione convincente, a partire da una direzione artistica e una recitazione (inclusa quella di Rami Malek) esemplari, fino all’innovativo uso dell’effetto farfalla per visualizzare le decisioni del giocatore. È un titolo che di tanto in tanto mi piace rispolverare, soprattutto la sera tardi, per vedere se riesce ancora a farmi venire la pelle d’oca.
3. GTAV
Ho giocato a tutti i GTA e tutti quanti mi sono piaciuti, sebbene abbia sempre trascurato la storia. Li vedevo più che altro come dei titoli sandbox open world. All’inizio ho fatto lo stesso con GTAV, ma il suo mondo così vasto e ben realizzato mi ha convinto a spremere fino in fondo il titolo e ho così iniziato a seguire la trama.
Si tratta del primo GTA che abbia mai completato e credo che la qualità e le innovazioni della narrazione offerte dal titolo siano estremamente sottovalutate. Tutt’oggi è il mio videogioco preferito quando sento il bisogno di rilassarmi e rifugiarmi in un mondo digitale.
4. Thimbleweed Park
Questo titolo per me gioca su un diverso tipo di magia: la nostalgia. Da bambino adoravo le avventure punta e clicca, quindi ero entusiasta all’idea di avvicinarmi a un titolo creato da una leggenda del genere, Ron Gilbert.
Il gioco offre molti enigmi bizzarri e una marea di personaggi memorabili, con dialoghi divertenti e un grande doppiaggio. Tuttavia, ciò che lo rende davvero un titolo speciale è il modo in cui ricrea i migliori elementi del genere, introducendo al contempo elementi di design e creativi nuovi, in grado di dargli un tocco contemporaneo.
5. Unravel Two
Ho giocato ad Unravel 2 con mio figlio di 10 anni e probabilmente è stata l’esperienza di gioco co-op più appagante che abbia mai provato. La meccanica dell’oscillazione con il filo offre alcuni enigmi davvero impegnativi, ma sono tutti così ben calibrati che non ci siamo mai ritrovati bloccati.
È stato molto divertente ideare e sperimentare insieme soluzioni per riuscire ad avanzare nei vari livelli. Quello che mi è piaciuto di più del titolo sono proprio le lunghe chiacchierate tra me e mio figlio su come affrontare un determinato ostacolo.
Inoltre, tra una sfida e l’altra, abbiamo apprezzato molto il brioso sistema di movimento e la splendida grafica. Unravel 2 ci ha portato a riflettere sul simbolismo dell’esperienza e sugli argomenti legati all’infanzia che essa esplora in maniera sottile (bullismo, rapporto tra fratelli, solitudine…) ed è uno dei miei esempi preferiti del potere dei videogiochi come forma d’arte.
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