La mia vita tra i videogiochi: Gregg Donovan e Anoop Shekar

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La mia vita tra i videogiochi: Gregg Donovan e Anoop Shekar

I due principali sviluppatori di Agents of Mayhem ci parlano dei loro giochi preferiti

Dopo l’uscita di Agents of Mayhem, il loro ultimo titolo, Anoop Shekar e Greg Donovan, rispettivamente project design director e produttore esecutivo, hanno potuto prendersi una pausa, fare un bel respiro e parlarci dei videogiochi che li hanno influenzati nel corso delle rispettive carriere nel settore videoludico.

Insieme hanno accumulato più di quarant’anni di esperienza in questo settore e hanno lavorato a tutti i principali titoli della società, a partire da grandi classici come Summoner, Red Faction e Saints Row. Visti i presupposti, abbiamo pensato di metterci comodi per scoprire come sono cambiati nel corso degli anni i loro gusti in materia di videogiochi.

1. Qual è stato il primo videogioco a cui hai giocato?

Anoop: Forse a Pac-Man, nella sala giochi del mio quartiere, ma in quel periodo ero circondato da moltissimi videogiochi diversi. Ricordo che i miei genitori ci avevano comprato un Atari 2600, anche se io non avevo idea di cosa fosse. Però mi sembrava fantastico giocare a un gioco sulla TV e vedere che rispondeva ai miei comandi.  Sono sempre stato affascinato dai videogiochi, ma non avrei mai immaginato che un giorno sarei riuscito a costruirci sopra una carriera.

Greg: Se non ricordo male, il primo videogioco della mia vita è stato Pong.  Ero molto piccolo, ammetto di averne un ricordo molto sfocato.  Sono quasi sicuro che si trattasse di una versione da tavolo, ce l’aveva un ristorante in cui andavamo spesso. Ricordo anche di aver iniziato a giocare a Space Invaders in versione cabinato poco tempo dopo. Poi è iniziata l’era dei videogiochi arcade, che da un giorno all’altro hanno invaso il mercato.  Space-Invaders, Defender, Robotron… tutti titoli che mi sono rimasti profondamente impressi; mi vergogno un po’ ad ammettere quanti soldi ho lasciato in quelle macchine a gettoni.

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Anche noi avevamo un Atari 2600.  Il primo videogioco da console che ricordo è Combat (credo che fosse incluso nella console). Ci ho passato intere giornate della mia infanzia, come sui giochi arcade e su moltissimi altri titoli che uscirono negli anni successivi.

2. Qual è stato il videogioco che ti ha spinto a diventare uno sviluppatore?

Anoop: Non credo che ci sia stato un gioco in particolare. Come ho detto, fino ai tempi del college non mi aveva nemmeno sfiorato l’idea che potessi entrare in questo settore. È stato mio fratello a fare il primo passo, una decisione che mi ha aperto gli occhi. A poco a poco, ho iniziato a guardare i videogiochi a cui giocavo con occhi diversi, volevo capire come funzionavano. È così che è cominciata la mia carriera nell’industria videoludica.
Super Mario 64 mi ha lasciato completamente esterrefatto così come Legend of Zelda: Ocarina of Time. Mi piacevano tantissimo le versioni per NES e SNES e ammiravo molto gli sviluppatori, perché erano riusciti a ricreare in versione 3D avventure 2D diventate quasi dei miti: ne avevano ampliato gli orizzonti senza rinunciare alle loro caratteristiche originali.

Greg: Quando ero alle elementari mi divertivo a disegnare immagini statiche, in bianco e nero e in 2D, delle scene dei videogiochi. Erano per lo più sparatutto a scorrimento e risentivano dell’influenza di giochi come Defender, Lifeforce, Scramble e Vanguard.  Credo proprio che questi titoli siano stati la mia prima fonte di ispirazione… o quantomeno i videogiochi che mi hanno spinto ad abbracciare la carriera di sviluppatore, così come quei disegni sono stati il primo passo verso la realizzazione di un gioco tutto mio.

All’epoca non mi rendevo conto che la creazione di queste fantastiche esperienze, sia in versione arcade sia per console, si sarebbe potuta trasformare in un lavoro vero.  Solo dopo aver finito il college e aver fatto qualche lavoretto, mi sono lanciato nel settore videoludico.

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3. 3. Quale videogioco ti piacerebbe aver realizzato?

Anoop: Sarebbe stato un grande onore lavorare ad Half-Life.  Dopo il college mi sono preso una pausa dai videogiochi per concentrarmi su altri interessi.  Quando sono rientrato nel giro, Half-Life era appena uscito e mi ha lasciato di stucco.

Era la prima volta che vedevo una storia così coinvolgente e interattiva: è diventata la mia principale fonte di ispirazione e la spinta decisiva verso il mondo dello sviluppo di videogiochi.  Ci avrò giocato milioni di volte e ancora oggi resta uno dei miei titoli preferiti.

Greg: Mi sarebbe piaciuto molto lavorare su Dark Souls. Avevo già giocato a Demon’s Souls, ma la struttura del mondo e i suoi livelli mi mettevano in difficoltà. Quando è uscito il suo “successore”, mi ci sono messo d’impegno e in poco tempo ne sono rimasto affascinato. Non sono il tipo di giocatore che va pazzo per le sfide, ma c’era qualcosa di speciale in Dark Souls, qualcosa che mi parlava dritto al cuore.
Mi sarebbe piaciuto collaborare alla realizzazione di un gioco così fuori dagli schemi, seguendolo dall’inizio alla fine. Allora i videogiochi erano molto più blandi, in un certo senso era come se ti prendessero per mano e ti guidassero. Dark Souls era l’opposto; mi ha insegnato che non c’è un’unica risposta giusta e nemmeno un solo modo di fare le cose quando si parla di progettazione: le scelte dovrebbero dipendere dal tipo di esperienza che si vuole creare.

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4. Qual è stato l’ultimo titolo che ti ha fatto ripensare il mondo dei videogiochi?

Anoop: Agents of Mayhem, ovviamente!  Sarei un vero irresponsabile se, in qualità di sviluppatore, non considerassi il contesto generale in cui si inserisce il videogioco a cui sto lavorando.  Cosa si aspettano i giocatori di oggi?  Il gioco è all’altezza delle loro aspettative?  Che voto gli daresti, prendendo in considerazione aspetti diversi, come le caratteristiche, l’immersione, l’innovazione?

In altre parole, ogni volta che mi sembra di aver capito come aiutare un team di sviluppatori, ecco che spuntano fuori nuove aspettative, nuove tecnologie: a questo punto bisogna fermarsi e chiedersi se questi nuovi aspetti potrebbero essere utili al gioco che stai realizzando, oppure no.

Greg: Diablo 3. Non ci ho giocato molto quando è uscito, ma sapevo che aveva ricevuto un’accoglienza molto negativa dai giocatori più assidui. Nonostante qualche piccolo intoppo, comunque, le vendite sono andate bene. Gli sviluppatori avrebbero anche potuto lasciar perdere e passare al prossimo titolo, ma hanno deciso di continuare a lavorarci sopra per cercare di migliorarlo, in modo da riscattarsi coi fan.

Nel giro di cinque anni hanno cambiato e aggiunto una quantità incredibile di elementi, da lasciare senza parole. L’impegno che Blizzard ha dimostrato nei confronti di questo titolo gioco mi ha fatto riflettere su quanto può cambiare un gioco nel corso della sua “vita”, sulla differenza che può esserci tra la versione di lancio e quella finale.

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5. Qual è stata l’ultima colonna sonora di un videogioco che hai canticchiato sotto la doccia?

Anoop: Purtroppo non mi piace molto ascoltare le colonne sonore dei giochi (chiedo scusa a tutti i designer audio e ai compositori che leggeranno queste parole).  Anche se le colonne sonore dei videogiochi si trasformano spesso in grandi classici e il design del suono svolge un ruolo essenziale nell’esperienza di gioco, io non sono il tipo che le ascolta quando non sto giocando!

Greg: Mi piace tantissimo la musica che si sente alla fine di ogni combattimento di Persona 5. Ha davvero un gran groove e spesso mi accorgo che la sto canticchiando anche in altri momenti della giornata. I videogiochi della serie Persona hanno molto stile e con Persona 5 si sono davvero superati.

6. Qual è l’ultimo videogioco di cui hai letto i titoli di coda?

Anoop: Agents of Mayhem!  Giustamente gli sviluppatori vogliono assicurarsi che tutta la loro fatica trovi adeguato riconoscimento nei titoli di coda.  Quando centinaia di persone lavorano sullo stesso titolo bisogna fare diversi tentativi prima di riuscire a dare a ciascuna di esse il nome giusto, ma è importante.

Greg: Ho da poco finito la trama principale di Final Fantasy XIV: Stormblood. Prima non giocavo molto agli MMO. Ci ho provato, ma nessun gioco era mai riuscito a catturare la mia attenzione per oltre un paio di mesi. A oggi, Final Fantasy XIV è probabilmente il titolo a cui ho giocato di più in tutta la mia vita; l’ho ricominciato varie volte da quando è stato rilanciato.

Non c’è un aspetto in particolare che mi piaccia: è che riesce a raccontare molto bene una storia avvincente, ad avere meccanismi molto coinvolgenti e a fare un uso sapiente dell’universo di Final Fantasy, di cui sono un grande appassionato.

7. Qual è il tuo titolo multigiocatore preferito?

Anoop: È stato pazzesco giocare ai videogiochi LEGO con i miei figli: Marvel Super Heroes, Star Wars: Il risveglio della Forza, Harry Potter Collection. È stata proprio una bella esperienza giocare coi miei figli, ora che sono grandi abbastanza per apprezzare queste storie.

 Greg: Direi Final Fantasy XIV, sì: credo proprio che sia il mio multigiocatore preferito. Non sono molto competitivo e quando gioco con altre persone preferisco la modalità cooperativa. Final Fantasy XIV è un ottimo prodotto non solo perché ti permette di giocare con gli amici, ma anche perché riesce a creare un ambiente sano e divertente persino quando si gioca con estranei.

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