Ne hanno parlato tutti, ormai GTA è il pretesto ideale del giornalismo per puntare l’indice contro il mondo dei videogiochi. Addirittura il Codacons ha annunciato 2 giorni fa un’iniziativa giudiziaria in merito alla vicenda del titolo Rockstar. L’AESVI (l’associazione editori software videoludico italiana) ha deciso di intervenire nella vicenda rilasciando un comunicato stampa e fare chiarezza su alcune cose importanti da considerare su questo gioco e, in generale, su questo discorso che non sono state (volutamente oppure no) prese in considerazione. Il comunicato afferma che ancora una volta è stato preso “a pretesto un singolo titolo, peraltro espressamente raccomandato e pubblicizzato per un pubblico adulto (PEGI 18+), per diffondere allarmismo esagerato e ingiustificato rispetto all’utilizzo dei videogiochi in generale ad parte dei minori, sulla base di stereotipi che non trovano corrispondenza nella realtà dei fatti”.
Molto interessante anche l’informazione fornita da AESVI sull’età media dei videogiocatori, infatti “contrariamente a quanto affermato dal Codacons, secondo cui il 78% di coloro che utilizzano i videogiochi sarebbero minorenni, tutte le ultime analisi socio-demografiche svolte sul consumatore dimostrano come l’età media del videogiocatore si stia progressivamente alzzando, attestandosi nel nostro paese intorno ai 28 anni”. E’ importante considerare inoltre che “i videogiochi destinati ad un pubblico adulto ricoprono una fascia residuale del mercato: solo il 4% delle vendite complessive nel 2007. 10 videogiochi su 8 continuano ad appartenere alle classificazioni PEGI 3+, PEGI 7+ e PEGI 12+.”
Importante anche la valutazione in merito alle polemiche sviluppate intorno al caso GTA: “chiedere interventi contro un prodotto espressamente destinato ad un pubblico di maggiorenni a tutela della salute mentale dei minori” (oltre ad essere una contraddizione in termini, aggiungerei io) “rappresenta a nostro avviso una minaccia alla libertà di espressione che dovrebbe essere garantita a tutte le opere creative senza distinzioni di sorta, e alla libertà di scelta che dovrebbe essere accordata al consumatore adulto.
Chissà perchè tutto questo odio per i videogiochi? Forse perchè in Italia non si è ancora affermata una cultura del videogioco “che sappia leggere e interpretare in modo corretto ed equilibrato il fenomeno”.
Voi che ne pensate?
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