Lezioni culturali per Ghost of Yōtei

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, visitare il Giappone è stato fondamentale per la creazione del mondo di Ghost of Yōtei.

Il team di Sucker Punch per la raccolta dei riferimenti da sinistra a destra: Nate Fox, Ryuhei Katami, Jason Connell, Ian Ryan, Joanna Wang, Rob Davis.

Sucker Punch è un’azienda americana e siamo ben consapevoli di non possedere il bagaglio culturale necessario per dare vita al Giappone feudale. Per farlo, abbiamo bisogno di un importante aiuto. Fortunatamente facciamo anche parte di PlayStation, e per Ghost of Tsushima abbiamo ricevuto costanti feedback dai nostri colleghi a Tokyo. Come potrete immaginare, la stessa cosa è accaduta per Ghost of Yōtei. L’unica differenza è che questa volta abbiamo ampliato la nostra lista di consulenti.

Avendo deciso di ambientare un gioco in Hokkaido, sapevamo che fosse fondamentale fare del nostro meglio per rappresentare la cultura Ainu in modo più rispettoso possibile. Prima di inizare il nostro viaggio di raccolta di materiali, siamo fortunatamente riusciti a metterci in contatto con una consulente della cultura Ainu, la quale è stata così disponibile da presentarci la sua famiglia. Il nostro gruppo è salito su una montagna vicina per conoscersi meglio durante una raccolta di erbe selvatiche e frutti della natura. È stato fantastico, tutti noi di Sucker Punch abbiamo smesso di fare foto e ci siamo sporcati le mani. Abbiamo iniziato a osservare e apprezzare le piante sotto ai nostri piedi. È stato un modo splendido di instaurare nuove amicizie e iniziare il nostro viaggio alla scoperta della cultura Ainu. Quella stessa notte, abbiamo deciso di introdurre la raccolta di erbe selvatiche e frutti della natura all’interno del nostro nuovo gioco, volevamo che i giocatori avessero la possibilità di condividere la nostra stessa esperienza.

Yukiko Kaizawa guida il team di Sucker Punch nella raccolta di verdure.

Yukiko Kaizawa mostra a Joanna Wang e a me come selezionare le verdure in preparazione del pranzo.

Abbiamo anche avuto l’opportunità di osservare le esposizioni presenti nel Nibutani Ainu Museum e, nel frattempo, di parlare con la nostra consulente. Questo ci ha aiutato a farci un’idea sul genere di oggetti che avremmo trovato nel gioco e come venivano utilizzati.

Museo Ainu di Nibutani.

Esplorare la penisola di Oshima ci ha permesso di dare uno sguardo da vicino alle vite del clan Matsumae, in forza durante il periodo in cui è ambientato il nostro gioco. È stato interessante vedere i numerosi alberi di ciliegio sulla penisola portati lì dall’Honshu, ma che sono alquanto rari sul resto dell’isola. Ciò ha davvero messo in luce la scarsa presenza dei Wajin nell’Hokkaido del 1603. Abbiamo provato a replicare questa qualità nel gioco, inserendo aree di natura di selvaggia tra le tenute. Nella penisola di Oshima, invece, il clan Matsumae era ben presente e aveva portato con sé l’atmosfera dell’Honshu.

Castello del Clan Matsumae.

Il nostro produttore, Ryuhei Katami, ci ha portato in giro per l’Honshu per istruirci sulla cultura Edo. Ecco alcune foto che abbiamo scattato.

La mia tappa preferita è stata la visita allo straordinario Santuario di Nikko Toshogu. Quando eravamo là, abbiamo ricevuto la benedizione per il gioco dalla divinità di quel santuario, Tokugawa Ieyasu. Abbiamo ricevuto Omamori ed Ema, che sono orgogliosamente conservati all’interno del nostro studio su una mensola elevata rivolta a sud. Sono lì a ricordarci del tempo trascorso durante il nostro viaggio di ricerca. La nostra versione dell’Hokkaido è fittizia, tuttavia la sensazione di autenticità che vogliamo ricreare affonda le sue radici in queste esperienze del mondo reale.

Uffici di Sucker Punch.

Se state leggendo questo articolo e pensate di voler visitare l’Hokkaido, vi do’ un solo consiglio: fatelo. Il Giappone è un luogo che molti di noi visitano solo con l’immaginazione, andarci davvero è un sogno che diventa realtà.