Scopriamo come lo stile ricco d’azione del franchise si è adattato al PS VR in questo episodio legato a Wolfenstein: Youngblood
Scatenati nelle vie di Parigi e affronta i nazisti senza alzarti dal divano grazie al tuo visore Playstation VR in Wolfenstein: Cyberpilot. Questo gioco è il primo titolo della serie a utilizzare la realtà virtuale e nasce dalla collaborazione tra MachineGames e Arkane Lyon, che hanno lavorato insieme per creare un’esperienza godibile, immersiva e, soprattutto, in puro stile Wolfenstein.
Sia Wolfenstein: Cyberpilot che Wolfenstein: Youngblood usciranno su Playstation 4 il 26 Luglio. Cyberpilot è un titolo esclusivo VR.
Perché creare un titolo VR per la serie Wolfenstein? E perché farne una storia a sé?
Dinga Bakaba, game director di Arkane Lyon: Quando abbiamo iniziato a parlare con Jerk [Gustafsson, produttore esecutivo di MachineGames] di un titolo VR per Wolfenstein, eravamo emozionati, dato che molti dei nostri collaboratori sono fan di questi giochi. Siamo giunti in fretta alla conclusione che volevamo creare una storia a sé, collegata a Youngblood, e non solo una modalità VR. Su un titolo del genere non era possibile provare a emulare il gameplay dei giochi principali della serie. Quando abbiamo capito che sarebbe stato un gioco completamente diverso, il progetto ha avuto uno sprint e abbiamo iniziato ad aggiungere concept ed elementi della storia unici e mai visti prima.
È stato difficile creare qualcosa completamente nuovo e differente, rimanendo però fedeli allo stile della serie?
Dinga: Di nuovo, abbiamo discusso molto delle particolarità della realtà virtuale. Eravamo certi di voler creare uno sparatutto in prima persona che desse la massima libertà di movimento, ma dovevamo anche considerare che per lo più la realtà virtuale si usa da seduti. È così che ci sono venuti in mente i robot: il protagonista è un Cyberpilot che, da una “postazione da hacker” retrò-futuristica, controlla a distanza delle macchine da guerra per friggere, fulminare, mutilare e a volte semplicemente sparare ai nazisti in una sorta di “realtà virtuale nella realtà virtuale”. È il tipo di follia che pensiamo sia un segno distintivo della serie Wolfenstein.
Alexander Leboucher, game designer di Arkane Lyon: Abbiamo provato ad adattare l’intensità dei combattimenti dei titoli principali della serie alla velocità di movimento legata alla realtà virtuale. È stata dura, dato che potersi muovere liberamente può causare chinetosi. La buona notizia è che, dopo ore di modifiche e sperimentazioni, siamo riusciti a creare un’esperienza di esplorazione davvero godibile. Aver avuto accesso alle risorse e al codice sorgente del gameplay di MachineGames ha aiutato molto nel processo di creazione di una fluida esperienza in stile Wolfenstein.
Quale pensi che sia il tratto più distintivo del DNA di Wolfenstein e come l’avete trasportato nella realtà virtuale?
Dinga: Sono cresciuto con Wolfenstein. Giocai Wolfenstein 3D da bambino (non avrei dovuto ma, si sa, sono cose che succedono) e quel gioco ha avuto una grande influenza sulla mia vita. Il filo conduttore che unisce tutte le sue varie trasposizioni nel corso degli anni è la catartica possibilità di uccidere feccia nazista con armi pesanti in prima persona. Ed è proprio quello che succede in Cyberpilot. Voglio dire, cosa c’è di più pesante di una Zitadelle!
Ma la cosa più importante che Wolfenstein: The New Order ha introdotto nella serie è una storia, un’atmosfera e dei personaggi veramente forti. Era importante mantenere tutto ciò, non solo per collegarsi all’ultimo capitolo della serie (Youngblood), ma anche per avere quella componente narrativa che aggiunge contesto e profondità alla semplice gioia di obliterare nazisti. E in questo caso, con la realtà virtuale, abbiamo deciso di farlo evitando i filmati e mettendo il giocatore al centro degli eventi.
Hanno altro in comune Wolfenstein: Cyberpilot e Wolfenstein: Youngblood, a parte la data d’uscita?
Dinga: Certamente. Cyberpilot in realtà si svolge poco prima degli eventi di Youngblood. Non si concentra sulla famiglia Blazkowicz, ma alcuni personaggi sono presenti in entrambi i giochi.
Sophie Mallinson, narrative designer di Arkane Lyon: E per tutti voi, fan di Wolfenstein II: The New Colossus, ci sarà una voce familiare a guidarvi nel vostro viaggio in Cyberpilot.
In Cyberpilot, il protagonista è un hacker (giustamente chiamato solo “Cyberpilot”), ma cosa significa davvero? Cosa comporta, in termini di gameplay?
Yoann Guilloud (AKA YoYo), produttore di Arkane Lyon: Il Cyberpilot comanda i robot da remoto usando un’avanzatissima sedia da ufficio nascosta in una delle basi segrete della Resistenza a Parigi. Dalla sedia, potete interagire con il mondo controllando braccia meccaniche o altri dispositivi intorno ad essa (sì, potete giocare a Cyberpilot in VR comodamente seduti in poltrona). Gli obiettivi vi vengono comunicati tramite gli altoparlanti della sedia e sulla sinistra troverete un monitor che vi fornirà ulteriori informazioni.
Sophie: Anche se Cyberpilot si concentra (ovviamente) sull’annientamento dei nazisti, volevamo aggiungere un po’ di varietà al gameplay della serie e arricchire il tutto con una storia avvincente. Nell’hub potrete godervi dei momenti di pace tra una missione e l’altra, aggiustando e violando varie macchine.
Alex: In ogni missione, potrete scatenarvi in una Parigi infestata dai nazisti utilizzando una di tre macchine naziste disponibili: un imponente Panzerhund sputafuoco, un silenzioso Drone o una torreggiante Zitadelle. Ogni missione richiede un robot specifico e ogni livello è stato creato tenendo conto delle sue abilità per massimizzare l’immersione. Un utensile per ogni lavoro.
Oltre alle vostre abilità di piloti, potrete fare affidamento sulle armi del robot, un sistema di riparazione se subirete danni e una mossa speciale unica per ogni robot, utilizzabile premendo un pulsante di panico presente nella cabina. Quando vi troverete in difficoltà, colpite quel pulsante come se fosse la vostra sveglia la mattina e godetevi l’espressione dei nazisti quando capiscono di essere spacciati.
Come ha funzionato la partnership tra MachineGames e Arkane Lyon per questo progetto?
Jerk Gustafsson, produttore esecutivo di MachineGames: Uno dei grandi benefici di far parte della famiglia ZeniMax è la relazione che si instaura con il tempo con i team partner in tutto il mondo. Arkane Studios Lyon e MachineGames hanno l’ulteriore beneficio di essere nello stesso fuso orario e, essendo due team europei, abbiamo anche molto altro in comune.
Dopo il lancio di Dishonored: La morte dell’Esterno e di Wolfenstein II: The New Colossus, abbiamo avuto la possibilità di collaborare a questo progetto; davvero una grande opportunità che ci ha permesso non solo di imparare gli uni dagli altri ma anche di espandere la nostra conoscenza videoludica ben oltre i confini delle nostre zone di comfort. Per esempio, il gameplay cooperativo in Youngblood e la realtà virtuale di Cyberpilot.
Anche se la seconda è stata sviluppata per lo più da Arkane Lyon, entrambi i team si sono integrati molto bene e hanno unito le forze nello sviluppo di entrambi i giochi. Ciò comprende tutti gli aspetti dello sviluppo del gioco: dalla produzione al gameplay, dalle prime bozze al codice. E anche se la collaborazione su questi due titoli della serie Wolfenstein sta per finire, saremo sempre presenti per supportarci a vicenda, non importa su quale progetto i vari team staranno lavorando in futuro.
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