La Community PlayStation prova la nuova esclusiva di Bend Studios
Lo abbiamo aspettato con ansia, è cambiato, ma finalmente ci siamo. Days Gone, la nuova esclusiva per PlayStation 4 di Bend Studios, già all’epoca creatore di titoli del calibro della serie di Syphon Filter (PsOne – 1999), e Uncharted Golden Abyss (PsVita – 2012), verrà lanciata sul mercato il 26 Aprile 2019. Durante l’evento organizzato in occasione del preview-tour mondiale di Bend Studios abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto promesso dagli sviluppatori, approfondendo quanto si sapeva del gioco. Carichiamo le armi, saltiamo in sella, e prepariamoci a un viaggio indimenticabile!
L’inizio della fine
Arrivati alla location scelta per l’evento, siamo rimasti colpiti dalla peculiarità della stessa: un casale piuttosto nascosto, con recinzioni in legno, e misteriosi messaggi sulla falsariga di “Furiosi state fuori!” ci hanno dato subito l’idea che qui si facesse sul serio. Zaino in spalla, siamo entrati e siamo rimasti assolutamente sbalorditi: ogni cosa presente nella location era arte, da costruzioni metalliche contorte e solo all’apparenza senza un fine ultimo, a ibridi metallico/cibernetici volti a rappresentare, forse un po’ cupamente, quello a cui ci stiamo riducendo, con la nostra ossessione verso tablet, internet, l’essere connessi sempre, comunque e in qualunque luogo. E’ stato proprio questa particolare opera nello specifico a darci lo spunto per entrare nel mondo di Days Gone, un mondo post-apocalittico dove la tecnologia più avanzata è stata per la maggior parte annientata in seguito a un qualche misterioso, cataclismico evento. Qualcosa però è sopravvissuto: La voglia di sopravvivere e il desiderio di ricominciare, di ricostruire una parvenza di civiltà.
Deacon St.John, motociclista e cacciatore di taglie
Una volta preso entrati ed avere partecipato al briefing pre-test, prendiamo posizione. Anche l’ambientazione scelta per il test ricalca in pieno quanto ci aspettavamo di trovare, uno stile rurale che si rifà in pieno (col senno di poi) a quanto ritroveremo di lì a breve nel mondo di gioco. Dopo il caricamento iniziale, la demo apre con un filmato. La misteriosa pandemia che dà il la a tutta l’avventura è appena esplosa, e vediamo finalmente il nostro protagonista, Deacon St.John, assieme alla sua compagna Sarah, purtroppo ferita molto gravemente. Deacon e compagna stanno cercando di ottenere l’accesso a un elicottero di soccorso, quando ecco apparire Boozer, fidata spalla di Deacon e anch’egli messo piuttosto male, seppur non quanto Sarah. Deacon decide di lasciare il posto sull’elicottero alla fidanzata e di mettersi in viaggio con l’amico. Avanti veloce di due anni, e finalmente prendiamo il controllo (letteralmente) del nostro eroe. In queste prime battute di gioco, che fungono fondamentalmente da tutorial, iniziamo ad assaggiare svariate meccaniche di gioco, come la guida della moto (punto cardine dell’intero Days Gone), i comandi utilizzabili a piedi, e il combattimento, sia relativamente alle armi da fuoco, che a mani nude. Iniziamo l’analisi proprio dalla moto. Innanzitutto, partiamo dicendo che per rimanere in tema con il concept della biker gang, quella/e che useremo nel titolo saranno tutte basate sulla falsariga delle custom-cruisers americane, adattate e trasformate per essere rese il più possibile “coerenti” con il tipo di utilizzo che andranno a svolgere in Days Gone. Laddove nella realtà queste moto saranno utilizzate solo ed esclusivamente su asfalto, le “Moto Randagie”, questo il nome dato loro nel gioco, di Days Gone avranno un utilizzo ben più poliedrico, in quanto si dovranno usare per percorrere lunghe sezioni fuoristrada, guadare fiumi, saltare e tante altre cose. Ma come si guidano? In maniera piuttosto canonica a dire la verità, perlomeno per quanto riguarda i comandi di gioco. R2 servirà per accelerare, il tasto Cerchio per frenare, e il tasto X per utilizzare la Nitro, in grado di dare quella spinta in più necessaria a raggiungere certi obiettivi o scappare dalle situazioni più spinose. Il modello di guida per la maggior parte ci ha convinto: si sente veramente la differenza tra il guidare su asfalto, dove le reazioni della moto saranno più docili e prevedibili, e la guida su sterrato, dove il posteriore della moto spesso partirà per la tangente date le circostanze di inferiore aderenza. Una cosa, forse l’unica, che ci ha lasciato perplessi è stata il curvare. Ora, non sappiamo se è una cosa voluta nel tentativo di ricreare la sensazione di peso e di inerzia nei movimenti che si prova guidando una moto vera, ma abbiamo notato una reazione un po’ più lenta durante l’impostazione delle curve. Sempre parlando della moto, abbiamo notato la presenza dell’indicatore del carburante, ma la nostra sezione di gioco non è stata abbastanza lunga per poter testare il “rimanere a secco”, così come abbiamo potuto vedere, in una sezione piuttosto avanzata della demo, la possibilità di andare ad intervenire su svariati componenti della moto come pneumatici stradali o tassellati, modifiche al motore, al silenziatore di scarico, e a protezioni tubolari varie ed eventuali per ridurre i danni causati da nemici, cadute e altre cose decisamente poco simpatiche. Stando a quanto dichiarato dal Creative Director del gioco, ci saranno più di 20 parti modificabili sulla moto.
“Coraggio, fatti ammazzare”
Dal titolo del paragrafo vi sarete sicuramente fatti un’idea abbastanza precisa di dove andremo a parare in questo capitolo: il sistema di combattimento. Days Gone sotto questo aspetto ricalca a grandi linee quanto già visto in altri esponenti del genere action-adventure in terza persona. Il nostro protagonista sarà in grado di camminare, correre, accucciarsi, arrampicarsi e usare tutte quelle mosse che abbiamo conosciuti giocando a titoli dello stesso genere. Niente da segnalare sotto questo aspetto quindi, tutto funziona e piuttosto bene e non abbiamo notato inconvenienti particolari, se non un certo ritardo durante l’esecuzione di alcune mosse. Riguardo al combattimento, vogliamo partire per una volta con una cosa che ci ha lasciato un po’ perplessi, vale a dire gli scontri corpo a corpo. Premendo R2, Deacon attaccherà usando quello che ha (o NON ha) in mano: pugni, coltelli, spranghe, machete, avete capito l’antifona. La nostra perplessità deriva dal fatto che ci saremmo aspettati una maggiore strategia negli scontri diretti, mentre il feeling ricevuto ci ha lasciato una leggera sfumatura di staticità. Una piccola curiosità sempre in merito ai combattimenti corpo a corpo: abbiamo notato che Deacon non consuma stamina combattendo, ma che la stessa viene consumata correndo. A conti fatti, e dopo aver visto quanto il mondo di gioco sia popolato da nemici, è facile capire il perché di questa scelta. Ovviamente nel gioco sarà possibile utilizzare anche un approccio stealth, e anche qui, niente da eccepire. Siamo riusciti a sgattaiolare silenziosamente dietro a nemici ignari della nostra presenza, e a eliminarli senza difficoltà. Va anche detto che Days Gone, per quanto concerne il segmento stealth, è piuttosto permissivo.
Situazione assolutamente positiva per gli scontri a fuoco. Deacon è in grado di utilizzare, come i migliori protagonisti, praticamente qualunque cosa sia in grado di sparare. Balestre, pistole, revolver, fucili da caccia, fucili a pompa, mitragliette, fucili da assalto… se c’è un grilletto e fa “Bum”, non avrete di che preoccuparvi. Ogni arma ha una sua personalità comunque, e un fucile a pompa sarà ben diverso da una balestra (paragone volutamente estremo, tranquilli). Premesso che il tuonare del fucile a pompa che abbiamo provato è assolutamente delizioso, il fucile in sé avrà un rinculo devastante, diversissimo da quello sperimentato sparando con il fucile da caccia che abbiamo… “preso in prestito” a uno sfortunato predone. Anche qui, così come già scritto in relazione ai movimenti, niente da segnalare, le meccaniche ci sono e sono ben implementate, e sarà possibile sparare con finalità di causa: fuoco di sbarramento, oppure precisissimi headshot. Tra l’altro, proprio legandoci sia agli headshot che alle meccaniche stealth menzionate poco sopra, durante l’esplorazione degli ambienti di gioco sarà possibile trovare silenziatori artigianali applicabili alle nostre armi, così da aprire ulteriori opzioni per l’esito delle nostre scorribande. Insomma, tutto bene per quanto riguarda i combattimenti.
“Qui c’è qualcosa che non va”
Perdonateci, ma erano anni che volevamo rendere tributo a una icona della cinematografia horror, la frase che ogni personaggio dirà intorno alla metà del film, e quale migliore occasione se non il capitolo dedicato ai nemici presenti in Days Gone? Tornando seri, nel gioco di Bend Studios saranno molteplici le avversità che tenteranno di porre prematuramente fine alla nostra avventura. Iniziamo descrivendo le cose più scontate, come i Predoni. Gruppi di sbandati, spesso armati fino ai denti, ma altresì disorganizzati, raggruppati in piccole formazioni composte da una decina di individui, i Predoni, come si evince dal nome avranno piccoli campi base, spesso mobili e sono “specializzati” (bella prospettiva di carriera) nell’assalire viandanti, motociclisti, e razziare quello che trovano negli edifici. Salendo di un gradino la scala di pericolosità del microcosmo di Days Gone, ci sono i Ripugnanti, umani non infetti che hanno perso qualunque lume della ragione, e seguono il Culto del Riposa in Pace (RIP, Ripugnanti…). Assolutamente deliranti, i Ripugnanti si sfregiano il corpo con lame affilate e venerano quelli che sono i principali nemici del gioco, di cui parleremo a breve. Gli incontri con questi individui sono ben diversi da quelli con i Predoni. Se un Predone tenterà di spararvi, aggirarvi, e tendenzialmente usare tattiche comuni di guerriglia urbana, i Rippers non avranno assolutamente nessuna regola/morale; il loro scopo sarà solo ed esclusivamente quello di scannarvi, indipendentemente dalle ferite riportate. Per finire, abbiamo lasciato per ultimi i nemici più pericolosi di tutto il gioco, una sorta di ciliegina andata a male su una torta nauseabonda: i Furiosi. I Furiosi dovranno essere sempre, costantemente, la vostra minaccia principale. Il perché è presto detto: ce ne sono a centinaia di migliaia, là fuori, e arriveranno nelle forme più disparate. La versione “standard” sarà quella umanoide, infettata dal virus, completamente trasformata e assetata di sangue. Individualmente nel gioco non abbiamo avuto problemi di sorta a eliminarli, ma come abbiamo già scritto sopra, la loro forza è il numero. E parliamo letteralmente di tonnellate di infettati, una sorta di tsunami sull’orlo della decomposizione che non vedrà l’ora di farvi a brandelli. Sempre Furiosi, abbiamo trovato le larve, umani colpiti dalla pandemia e trasformati in giovane età. Normalmente non sono un problema, per la maggior parte del tempo hanno paura di qualunque cosa sia più grande di loro, ma diventano estremamente aggressivi se vengono attaccati o se si invade il loro territorio. In questi casi, le piccole dimensioni e l’estrema velocità di movimento sono in grado di renderli se possibile ancora più pericolosi della loro controparte adulta. Tirando le somme su questo paragrafo, forse è vero che abbiamo avuto a che fare con qualcosa di non innovativo nel senso stretto del termine, ma quello contro cui abbiamo avuto modo di combattere è stato in grado di farci soprassedere a qualunque sentimento di deja-vu, ed è stato in grado di offrirci una buona sfida.
Oregon, un inferno meraviglioso
Non vedevamo l’ora di poter parlare del mondo di gioco, probabilmente la cosa che più ci ha colpito durante il nostro test. Days Gone è ambientato nello stato dell’Oregon, confinante a nord con lo stato di Washington e a sud con la California. Quello che ha fatto scegliere a Bend Studios proprio questa location (oltre ad essere ubicati proprio lì) è per il fatto che lo stato dell’Oregon è quasi un parco giochi, per il numero e la varietà delle attrazioni disponibili. Dalle foreste pluviali della zona delle Cascades, al deserto, ai terreni vulcanici, l’Oregon si presta più che bene a fare da sfondo a un videogioco, specialmente se in tale ipotetico gioco c’è da spostarsi in lungo e in largo: l’Oregon ha la varietà necessaria. Durante il tempo trascorso giocando, abbiamo particolarmente apprezzato la zona iniziale, quella delle Cascades, dove la foresta è attraversata da piccoli sentieri sterrati. Il dettaglio visivo, nonché l’impatto dello stesso, è altissimo, e non nascondiamo di esserci incantati per un attimo ad assorbire tutto questo ben di Dio digitale, mentre la pioggia cadeva sulla giacca di Deacon e un ruscello gorgogliava poco più avanti. Continuando nella demo, abbiamo visitato tante altre ambientazioni interessanti: forse non spettacolari quanto la foresta pluviale ma altrettanto ricche di dettagli. In un tunnel buio, abbiamo perquisito auto della polizia in cerca di munizioni, e abbiamo dato fuoco a svariate tane di Furiosi, il tutto mentre la nostra torcia e il faro della moto di Boozer indicavano la via. Al campo base abbiamo conversato con i vari PNG mentre una densa pioggerellina ovattava il mondo di gioco, e nell’High Desert abbiamo lanciato una incursione dentro una officina meccanica, passeggiando sull’asfalto screpolato dal sole, mentre pareti di roccia ci circondavano e la vegetazione tentava, timidamente, di far capolino. Fidatevi, c’è veramente di che rimanere ammaliati.
La calma è la virtù dei forti
Non lo nascondiamo, ci sarebbe ancora tanto, tantissimo di cui parlare, ma dobbiamo porci un freno e abbiamo deciso di citare solamente le cose principali. Days Gone sarà tra le nostre mani tra poco più di un mese, e una volta lanciato sul mercato potremo veramente perdere ore su ore in quel parco giochi infestato di Furiosi che è il mondo di gioco. Per ora, sappiate questo: siamo usciti dall’evento soddisfatti per quanto visto, e se possibile ancora più curiosi di quando siamo entrati.
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