Il progettista capo degli elementi narrativi di Statik ci parla dei giochi della sua formazione.
Nei prossimi mesi intervisteremo sviluppatori di tutto il mondo per cercare di capire come i videogiochi abbiano contribuito al loro percorso formativo. Dai ricordi delle prime esperienze con un controller alle brillanti idee che hanno cambiato per sempre la percezione del medium, chiederemo loro di raccontarci cosa significa spendere “una vita per i videogiochi”.
Oggi intervistiamo David Mervik di Tarsier Studios, progettista capo degli elementi narrativi di due nuovissimi titoli: il surreale rompicapo Statik e l’angosciante avventura horror Little Nightmares, entrambi pubblicati per PlayStation 4 questa settimana.
Abbiamo incontrato Dave a uno speciale evento PS VR a inizio mese e gli abbiamo chiesto: riavvolgi per noi il nastro della memoria e raccontaci…
1. Del primo gioco di cui hai ricordo
“Si tratta di un titolo giocato a scuola, Granny’s Garden. Avevo sei o sette anni, quando un giorno l’insegnante portò in classe un carrello con uno strano arnese. Disse che si trattava di un BBC.”
“Ci appassionammo tutti! Ogni settimana ci dividevamo in coppie e davamo la caccia alla strega. All’epoca non ci rendevamo conto che si trattava di un nuovo modo di apprendere. Eravamo solo contenti perché saltavamo un’ora di lezione!”
2. Del gioco che ti ha fatto decidere di diventare uno sviluppatore
“Non credo di poterne citare uno… La verità è che mi sono ritrovato nel settore dei videogiochi quasi per caso! Esiste, invece, un titolo che mi ha fatto desiderare di non diventare mai uno sviluppatore di videogiochi.”
“Mio fratello leggeva “Input”, una rivista elettronica della Acorn, che pubblicò il codice di programmazione di un gioco fai da te: “Jetpac”. Lui e mio padre impiegarono settimane per programmarlo, ma nonostante il duro lavoro non voleva saperne di funzionare. Trascorsero un’infinità di tempo nel tentativo di correggere il codice, ma invano. Ricordo di aver pensato che incredibile perdita di tempo fosse stata, ed è solo uno dei molti motivi per cui oggi non sono un programmatore.”
3. Del gioco che avresti voluto realizzare tu
“Portal. Ha dimostrato che i dialoghi nei videogiochi non devono essere necessariamente insulsi, ma possono essere usati per conferire personalità all’esperienza. Nel gioco, traspare la padronanza di scrittura dei creatori di GLaDOS: sarebbe stato molto semplice svolgere il compitino, invece hanno plasmato un nuovo riferimento videoludico per i personaggi brillanti e arguti. Purtroppo…”
4. Dell’ultimo titolo giocato che secondo te ha ridefinito il medium
“Sicuramente Papers, Please. Oltre a essere sbalordito dalla capacità di un simulatore di controllo passaporti di essere così avvincente, non dimenticherò mai il modo discreto in cui è riuscito a cambiare il mio modo di ragionare. Diffidavo sempre più dei personaggi che mi trovavo di fronte, mi chiedevo cosa mi stessero nascondendo e se potessero costituire una minaccia per la mia povera famiglia.”
“Per me, questo aspetto della progettazione del gioco è un’opera d’arte. Ha dimostrato quanto possa migliorare l’esperienza se si dissolve il muro tra gioco e giocatore. Ed è per questo che la VR mi stimola moltissimo.”
5. Dell’ultima colonna sonora di un videogioco che hai fischiettato sotto la doccia
“Stardew Valley, maledizione! Anche ora che non ci sto più giocando, mi sorprendo a fischiettare quel motivetto. Mi fa letteralmente uscire di senno!”
“L’unico momento di tregua è stato quando ho visto il trailer di Wonder Boy: The Dragon’s Trap, uno degli amori della mia infanzia! Non riuscivo a smettere di fischiettare il tema di Monster Town, un altro motivetto che mi fa impazzire!”
6. Dell’ultimo gioco di cui hai visto i titoli di coda
“Credo sia Firewatch, e non avrei voluto che finisse. Mi ha sorpreso la sua capacità di catturare l’attenzione partendo da una premessa che, sulla carta, non sembrava troppo entusiasmante.”
“Quanto mi sbagliavo! Riesce a creare un’atmosfera così surreale che avrei voluto proseguisse all’infinito. Giunto ai ringraziamenti, ho sperato in un qualche extra, una ricompensa per chi restava fino alla fine dei titoli di coda (come in Una pazza giornata di vacanza).”
7. Del tuo gioco multiplayer preferito
“Circuit Breakers, senza ombra di dubbio! Durante i miei studi, era il titolo che giocavamo più di qualsiasi altro. Da allora, non ho ancora trovato un gioco in grado di batterlo.”
“In realtà giocavamo sempre sulla stessa pista: Egitto 2, se non sbaglio. Aveva qualcosa di speciale, non ne avevamo mai abbastanza. Si formavano e scioglievano alleanze nel giro di qualche secondo e neppure il pilota più abile poteva salvarsi da uno spintone sul bordo di un precipizio assestato al momento opportuno. È in questi momenti che ti rendi conto che hai bisogno di un solo titolo multiplayer nella tua vita (o addirittura di una sola pista).”
Statik, la prima incursione di Dave nel territorio della realtà virtuale, è disponibile dall’inizio di questa settimana. Little Nightmares, un gioco di enigmi e piattaforme ambientato in un’angosciante magione spettrale, sarà disponibile da venerdì 28 aprile. Puoi scaricarli entrambi da PlayStation Store.
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