Intervista all’interprete di Echo, l’eroina di Killzone Shadow Fall

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Intervista all’interprete di Echo, l’eroina di Killzone Shadow Fall

Jamie Gray Hyder, star di True Blood, racconta come ha dato vita al personaggio

Una delle sorprese più gradevoli del recente E3 è stato imbattersi in Jamie Gray Hyder tra i padiglioni della fiera. Agli appassionati di Killzone il nome suonerà familiare: si tratta dell’attrice che ha interpretato uno dei personaggi più riusciti di Shadow Fall, la spia Echo, le cui origini sono divise tra Vekta e Helghan.

Abbiamo approfittato dell’uscita dell’espansione cooperativa Intercept, in arrivo questa settimana su PS4, per scambiare una veloce chiacchierata con l’attrice (che ricorderete anche in True Blood, dove interpreta la licantropa Danielle) e il direttore del gioco Steven ter Heide.

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Come è nata la tua partecipazione a Killzone Shadow Fall?

Jamie Gray Hyder: Sono stata sottoposta a un provino, esattamente come accade nel cinema o per le serie televisive. Ho interpretato una scena consapevole che avrei dovuto concentrarmi sulla recitazione del corpo. Mi hanno richiamata perché la nostra visione di Echo coincideva, così ci siamo messi al lavoro.

Steven ter Heide: Le sequenze sono state girate a Los Angeles e il regista che avevamo ingaggiato ci ha detto: “Abbiamo trovato un’attrice fantastica. Purtroppo al momento non è disponibile, ma tiene molto alla parte e riteniamo sia perfetta”. È un personaggio forte: deve tenere testa al protagonista, ma al tempo stesso trasmettere profondità emotiva. Non è semplice da interpretare e ci serviva assolutamente un’attrice all’altezza. Il regista ha insistito perché incontrassimo questa persona, così abbiamo aspettato e, non appena l’abbiamo vista all’opera, ci siamo detti: “Sì, è perfetta”. La sua fisicità e la sua energia erano esattamente ciò che stavamo cercando.

Questa è stata la tua prima esperienza con il motion capture. Com’è andata?

Jamie Gray Hyder: Bisogna tenere presenti parecchi aspetti tecnici, ma Tom, il regista delle sessioni di motion capture, era interessato in primo luogo alla naturalezza dell’interpretazione e al coinvolgimento degli attori. L’abbiamo affrontato come fosse un’opera teatrale. Ci preparavamo ripassando ogni giorno le battute tutti insieme. Per alcune settimane ho anche seguito dei corsi di combattimento e di uso delle armi per essere sicura di possedere le giuste movenze. È stata una delle parti più divertenti della fase di preparazione alle riprese!

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Che ne pensi della tuta? Rappresenta un ostacolo per la recitazione?

Jamie Gray Hyder: Hai una telecamera fissata in testa a pochi centimetri dal volto, sei collegata a un microfono, indossi una tuta e nel frattempo devi usare le caselle disegnate a terra come riferimento… Richiede un’enorme concentrazione ed è molto impegnativo dal punto di vista fisico, ma sono due aspetti che ho apprezzato.

I riferimenti visivi forniti dagli sviluppatori ci hanno permesso di comprendere al meglio i personaggi. Richiede un grande sforzo di immaginazione, per questo l’ho trovato molto simile al teatro. Non hai un costume o un set, quindi devi creare il personaggio nella tua mente e ricostruire nel vuoto dello studio di registrazione un universo in cui possa prendere vita.

È anche la tua prima partecipazione a un videogioco. Che tipo di esperienza è stata?

Jamie Gray Hyder: Considero i videogiochi uno sbocco interessante per gli attori di oggi. In passato, i videogiochi non curavano troppo l’aspetto cinematografico, mentre ora la storia ha un ruolo molto più importante e richiede il coinvolgimento di veri attori. Sono rimasta stupita dalla fedeltà dell’interpretazione e da quanto la recitazione influisca sul successo del gioco. Non vedo l’ora di rifarlo!

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Raccontaci cosa si prova a rivedersi per la prima volta nel gioco finito.

Jamie Gray Hyder: È davvero strano, perché il processo di sviluppo procede attraverso fasi ben distinte. Una settimana sei impegnata nella scansione del volto e del corpo, quindi svolgi qualche settimana di motion capture, poi ti occupi del doppiaggio e, nel frattempo, gli sviluppatori del gioco portano magicamente in vita questo universo. Non è come nel cinema o in televisione, dove a fine giornata puoi controllare quello che hai girato. Vedere come alla fine tutto si incastri alla perfezione è incredibile.

Echo è uno dei personaggi più amati. Come spieghi questo successo?

Jamie Gray Hyder: È merito del suo carattere forte e determinato. Sa qual è il suo obiettivo, non ha esitazioni. In un mondo sprofondato nel caos, lei ha le idee perfettamente chiare. Personalmente trovo che sia un aspetto fondamentale del personaggio. Ha una missione da svolgere e non le importa ciò che le accade intorno. È un guerriero solitario.

Sono felice che Echo sia stata apprezzata, soprattutto perché nei videogiochi attuali non esistono molte figure femminili forti. Mi fa piacere aver contribuito a far registrare un precedente e la risposta positiva dei giocatori è molto incoraggiante.

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Il personaggio compare anche nell’espansione cooperativa Killzone Shadow Fall Intercept. Qual è il suo ruolo, in questo caso?

Steven ter Heide: Dopo esserci confrontati con i giocatori e aver considerato le loro richieste, lo sviluppo di una modalità cooperativa è diventato una priorità. È un tipo di esperienza completamente diversa sia dalla natura competitiva dell’online, sia dalla campagna per giocatore singolo, basata sulla trama e l’interpretazione dei personaggi. La modalità cooperativa rappresenta una via di mezzo.

Fin dalle primissime fasi dello sviluppo ho capito che avremmo dovuto coinvolgere i personaggi più carismatici della campagna per giocatore singolo, tra cui Echo. In Intercept compaiono come boss speciali. Abbiamo creato un’IA che agisce dietro le quinte ed elabora strategie basate sul comportamento della squadra di giocatori. Può schierare varie tipologie di truppe e impartire diversi ordini, rendendo ogni partita differente. Dopodiché, quando vuole sovvertire l’inerzia di uno scontro, può far scendere in campo uno di questi boss, ed è in questi casi che entra in scena Echo.

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