Ciao ragazzi!
Come promesso, eccoci nuovamente a parlare di Uncharted 3 – L’inganno di Drake! La scorsa settimana abbiamo lanciato una piccola iniziativa per darvi la possibilità di pubblicare una recensione sul nostro blog PlayStation. Ed eccoci qua con le due recensioni che abbiamo scelto tra le tante che ci avete inviato: sono quelle realizzate da Alessandro Trufolo e da Emanuele Barracchia. Buona lettura e…complimenti ragazzi, avete tutti fatto un ottimo lavoro!
UNCHARTED 3: L’INGANNO DI DRAKE di Alessandro Trufolo
Il terzo capitolo della saga action di Naughty Dog si apre nel modo in cui meno te l’aspetti. Un Nathan Drake distinto ed elegante, come mai avevamo avuto modo di conoscerlo nei precedenti episodi, ed il suo fedele compagno d’avventure Victor ‘Sully’ Sullivan stanno per completare uno scambio nella poco accogliente ‘Pelican Inn’, in una Londra buia e periferica dove per alcuni, sospetti, minuti tutto sembra andare quasi per il verso giusto al nostro duo. Quasi, appunto. Come da tradizione, infatti, non dovremo attendere molto perché questa pacifica premessa si trasformi in una tempesta d’azione davanti ai nostri occhi, con annesso colpo di scena finale, uno dei tanti che costelleranno tutti e ventidue i capitoli dell’avventura in single player. Ma andiamo con ordine.
L’ultimo episodio della trilogia di Uncharted porterà l’avventuroso discendente di Sir Francis Drake alla ricerca di quella che il suo antenato definì ‘l’Atlantide del Deserto’. A contendergli il primato di questa straordinaria scoperta troveremo la principale antagonista del gioco, Katherine Marlowe, e il suo diabolico braccio destro Talbot, entrambi due new entry della saga, nonostante molti indizi lascino presagire ad un passato intrecciato con quello del nostro eroe. Se nei precedenti episodi molto dello sviluppo della trama si era soffermato sul rapporto di odio/amore tra il protagonista ed Elena Fisher (Uncharted:Drake’s Fortune) ed il triangolo amoroso venutosi a creare con l’ingresso in scena di Chloe Frazer (Uncharted:Among Thieves), entrambe ancora ospiti di questo nuovo capitolo, l’ultimo atto della saga ci svela la nascita dell’amicizia tra Nate e Sully e insiste sul legame di fiducia creatosi tra loro, dosando saggiamente lo sviluppo del rapporto che li lega tra cutscene dalla regia eccellente e set pieces cinematografiche, al solito, straordinarie.
A servizio del racconto scaturito nuovamente dalla penna di Amy Hennig, scrittrice anche dei precedenti capitoli, troviamo uno dei comparti tecnici migliori di questa generazione, capace di prendere lo straordinario livello di dettaglio di ambienti e animazioni già mostrato in ‘Among Thieves’ ed elevarlo all’ennesima potenza regalando, anche nei pochi momenti di calma, delle ambientazioni che si imprimeranno nella nostra memoria di giocatori semplicemente lasciandosi attraversare, la più indimenticabile delle quali vedrà un Nathan Drake solo e disperso affrontare il più esteso deserto sabbioso del nostro pianeta con versi tratti da ‘La Terra Desolata’ di T.S. Eliot ad accompagnarne i passi.
La suggestività di momenti come questi è il perfetto rovescio di una medaglia sulla quale restante faccia troviamo innumerevoli esplosioni di eventi, per i quali gli sviluppatori sembrano aver fatto tesoro della regola del “more of the same” nel suo significato più puro, Naughty Dog fa letteralmente deflagrare in livelli come ‘The Chateau’ e ‘Caravan’ e declina in perfetta simbiosi con trama ed un level design eccelso in ‘Stowaway’ e ‘Rough Seas’.
La spiccata componente cinematografica di Uncharted 3 non deve però trarre in inganno, questo è un titolo che da il meglio di sé quando il joypad è tra le vostre mani. L’IA nemica presenta avversari divisi nelle classiche categorie del genere (cecchini, tank, ecc.) ma una maggiore rilevanza data al combattimento a mani nude rende gli scontri un riuscito mix tra Third Person Shooter e risse senza esclusione di colpi. Gli scontri diventano quindi adrenaliniche coreografie nelle quali sfruttare a proprio favore l’ambiente che ci circonda, con i suoi punti di copertura (da semplici pilastri a tratti di oceano imprigionati in un cimitero di navi) e porzioni di scenario utilizzabili o distruttibili che diventano alleati fondamentali per far pendere l’ago della bilancia dalla nostra parte, specie nei livelli di difficoltà più alti.
Nathan Drake non ha però ereditato dal suo illustre antenato solamente l’indole avventurosa che lo porterà a girare il mondo, ma anche qualcosa di più materiale e che gli tornerà altrettanto utile: il suo prezioso Diario. Insieme a quelli di Nate, infatti, è proprio dagli appunti di viaggio del corsaro inglese che arriveranno i principali indizi grazie ai quali potremo risolvere i numerosi enigmi che ci troveremo ad affrontare, perfettamente implementati negli ambienti di gioco (così come i 100 tesori collezionabili sparsi per le varie aree) e qualitativamente sempre sopra la media delle produzioni del genere.
Diminuendo il livello di dettaglio dell’osservazione, è la generale sensazione di prendere parte a qualcosa di egregiamente orchestrato che più colpisce di Uncharted 3. Il susseguirsi di cambi di ritmo non avviene in modo casuale, come in molti action game moderni, ma secondo un disegno che, sebbene apprezzato maggiormente una volta terminata la campagna single player, è sempre ben visibile. Un esempio a tal proposito è sicuramente il primo incontro tra Nate ed Elena nello Yemen, in cui la bella giornalista ‘guida’ Drake in quella che è un’ambientazione totalmente nuova per lui, svelando il disorientamento del nostro eroe mentre, insieme al giocatore, acquista sempre più familiarità con l’ambiente circostante, fino ad arrivare a padroneggiarlo.
All’interno un titolo di questa portata, che fa comunque dell’avventura in singolo il suo fiore all’occhiello, non può che essere gradito il ritorno delle modalità competitive e co-op, quest’ultima con missioni che possono ospitare fino a tre giocatori contemporaneamente e mappe progettate ad hoc come quella ambientata nel Borneo, per una componente multiplayer divertente e longeva, che mostra una buona dinamicità degli scenari di gioco, pur senza poter sfruttare la spinta narrativa della campagna principale.
E’ quindi proprio grazie alla sua modalità di gioco primaria che Uncharted 3 si pone al di sopra della concorrenza, adagiandosi comodamente sul trono del miglior action game di questa generazione. Senza imbarazzi, dichiarando la sua ispirazione cinematografica con la sicurezza di chi esprime appieno un potenziale forse anche superiore al suo modello di riferimento. Senza esitazioni, consapevole che degli innumerevoli tesori nascosti all’interno delle sue ambientazioni il più brillante è quello in bella vista sul vostro schermo.
Ed ecco la seconda recensione:
UNCHARTED 3: L’INGANNO DI DRAKE di Emanuele Barracchia
Ho avuto la possibilità di giocare Uncharted 3 sin dal giorno d’uscita. Analizzando l’aspetto grafico sono rimasto molto colpito dai paesaggi per i loro dettagli, come ad esempio quello della Francia e della Siria, ma soprattutto mi è piaciuto il paesaggio del deserto perchè non è mai stato così reale, con sabbia che va via al vento e colori che si avvicinano molto al colore della sabbia al sole. Però bisogna anche dire che a livello grafico non ci sono stati grossi cambiamenti rispetto al titolo precedente della serie e non può essere considerato ad un livello tale da spiccare tra i giochi best-seller attualmente in circolazione.
Passando poi al gameplay sono rimasto molto sorpreso perchè c’è stata una vera e propria innovazione. I combattimenti ora sono molto più fluidi, ma certamente la parte migliore è l’interazione col nemico che è possibile eseguire alla fine di una combo. Esempio di questo eclatante passo in avanti è la possibilità di sbattere un nemico contro il muro e riempirlo di pugni e , se possibile, spaccagliargli una bella bottiglia di vetro in testa o prenderlo a pesci in faccia.
Ma, anche a livello di gameplay c’è qualche difetto partendo dal combattimento sulle scale. Si è vero sono presenti pochi livelli in cui troveremo questo tipo di combattimento, ma in questi momenti molti colpi non vanno a segno e il nemico , invece di essere colpito, è sospinto indietro. Ulteriore pecca è che , in confronto ai due titoli precedenti, Uncharted 3 presenta troppe scene cinematografiche che vanno a togliere spazio alla libertà di gioco dell’utente. Infatti il titolo ha fin troppe scene in cui si deve interagire solo con un tasto o si deve solo rimanere a guardare. Riguardo la storia devo ammettere che è molto ben fatta e articolata. Mi è piaciuta molto perchè finalmente si scopre il passato di Nathan Drake e le origini della sua amicizia con Victor Sullivan.
Questi i miei voti finali:
Grafica 8,5
Gameplay 9,0
Storia 9,0
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