
Dall'epoca d'oro della sala giochi all'arrivo su PlayStation 5, l'evoluzione di Mortal Kombat è andata ben oltre l'aggiunta di nuove Fatality.
Nel mondo dei picchiaduro le serie di rilievo non mancano, ma Mortal Kombat è stata tra le prime a elevarsi al livello di fenomeno di costume. La saga ha esordito in sala giochi nel 1992, facendo scalpore per la sua grafica straordinariamente realistica e per il livello di splatter senza precedenti, ottenendo presto delle conversioni per i sistemi di gioco casalinghi. Le controversie legate al livello di violenza hanno aperto la strada a sistemi di valutazione dei contenuti come ESRB e PEGI, ma Mortal Kombat non è solo sangue e budella. Negli oltre undici capitoli che la compongono, la serie principale si è arricchita di una miriade di innovazioni strutturali, creando un cast sempre più numeroso.
Mentre la saga si appresta a tornare alle origini con Mortal Kombat 1, che ne rilegge la storia in modo tutto nuovo, è il momento ideale per ripercorrerne le tappe principali.

Lo scorso ottobre NetherRealm ha festeggiato il 30° anniversario della serie di Mortal Kombat.
I klassici
Mortal Kombat | Uscita: 1992 | Sala giochi
Mortal Kombat 2 | Uscita: 1993 | Sala giochi
Mortal Kombat 3 | Uscita: 1995 | Sala giochi e PlayStation
Ultimate Mortal Kombat 3 | Uscita: 1995 | Sala giochi e PlayStation
Mortal Kombat Trilogy | Uscita: 1996 | PlayStation
Mortal Kombat 4 | Uscita: 1997 | Sala giochi e PlayStation
Mortal Kombat esordisce in sala giochi nel 1992 con un successo travolgente. La serie narra di un gruppo di kombattenti di vari regni impegnati a sfidarsi in un torneo di arti marziali per decidere il più forte. Nel corso della storia, si scopre che il torneo rientra in un antico rituale volto a impedire l’invasione della Terra da parte di un feroce condottiero mezzo drago e delle sue armate. L’unica speranza è rappresentata da un genio delle arti marziali, un’agente delle forze speciali e una star del cinema. Presto la vicenda finisce per sfociare in una guerra tra i regni, con viaggi nel tempo e linee temporali alternative. Una girandola di colpi di scena che ha reso Mortal Kombat una delle serie più amate di sempre.

Fin dagli esordi, Mortal Kombat ha sempre puntato a uno stile iperrealistico, adottando una grafica digitalizzata per i suoi personaggi in luogo dei classici sprite disegnati a mano, come in tutti i picchiaduro dell’epoca. Questa scelta, abbinata al livello di splatter, è valsa a Mortal Kombat una enorme popolarità, distinguendolo dalla concorrenza. La serie si è imposta anche per le sue caratteristiche mosse finali, chiamate Fatality. Queste tecniche, attivate tramite complesse sequenze di tasti, vedono gli sfidanti infliggere il colpo di grazia agli avversari in modi bizzarri quanto cruenti, e sono diventate parte della cultura pop degli anni 90, stimolando il dibattito sulla necessità di un sistema di valutazione dei contenuti nei videogiochi.
Pur essendo comprensibilmente scarno rispetto ai titoli più recenti, il primo Mortal Kombat includeva molte meccaniche divenute lo standard per tutti i capitoli successivi. Oltre alle Fatality, vanno ricordati i colpi speciali attivati con semplici combinazioni di direzioni e tasti (senza movimenti circolari) o il tasto dedicato alla parata. Tutti aspetti tuttora presenti nella serie. Discorso simile per le cosiddette juggle combo, che consistono nel colpire l’avversario dopo averlo proiettato in aria. Queste tecniche torneranno, più spettacolari che mai, anche in Mortal Kombat 1. In sintesi, il primo Mortal Kombat è un tassello fondamentale della storia del genere, da provare per scoprire le origini della saga.

Mortal Kombat torna nelle sale giochi appena un anno dopo, nel 1993, con un seguito intitolato Mortal Kombat 2. Il secondo capitolo della saga offre una storia più articolata e tecniche finali più varie, affiancando alle Fatality le provocatorie Friendship e Babality.
Anche il sistema di combattimento è più complesso. Tra le aggiunte figurano il pugno basso, un potenziamento del calcio rotante, la generale diversificazione delle tecniche da accovacciati, e una riduzione dei tempi di recupero delle tecniche volta a incoraggiare le combo. L’azione di gioco più veloce, inoltre, garantisce una maggiore fluidità, rendendo Mortal Kombat 2 di gran lunga più impegnativo e appassionante del predecessore.

Mortal Kombat 2 era già veloce, ma il terzo capitolo vede anche l’esordio di un tasto dedicato alla corsa, che consente di scattare verso gli avversari tenendoli sotto pressione e garantendo ulteriore varietà alle combo. Tra le novità di Mortal Kombat 3 figurano anche le cosiddette “combo a catena” predefinite per ciascun kombattente, i passaggi tra diversi piani di un livello e le tecniche finali Mercy e Animality. Al pari del capitolo precedente, entrano in scena diversi nuovi personaggi, tra cui beniamini dei giocatori professionisti come Kabal, destinato a diventare uno dei più usati nei tornei dedicati al gioco.

Nonostante le numerose aggiunte, Mortal Kombat 3 viene aspramente criticato all’uscita a causa dell’assenza di personaggi amatissimi come Scorpion e Kitana. Le critiche spingono Midway a correre ai ripari lanciando Ultimate Mortal Kombat 3, una versione rivista del gioco. Le meccaniche sono perlopiù inalterate, ma non mancano nuove mosse speciali, ritocchi al bilanciamento dei personaggi e la prima apparizione della modalità due contro due.

Anche se la serie sbarca su PlayStation con Mortal Kombat 3, il primo titolo sviluppato specificamente per la console Sony è Mortal Kombat Trilogy. Si tratta di una sorta di “best of” dedicato a Mortal Kombat basato sul sistema di gioco di Ultimate Mortal Kombat 3, ma con l’aggiunta di personaggi e livelli provenienti dai primi due capitoli. Il gioco segna l’esordio della barra Aggressor, che una volta riempita incrementa velocità e danni inflitti, e delle tecniche finali denominate Brutality.

Il quarto capitolo della serie segna il passaggio dalla grafica digitalizzata a un impianto grafico poligonale in 3D. Il gioco condivide molti aspetti delle meccaniche di gioco con Ultimate Mortal Kombat 3, come il tasto di corsa e le combo a catena (limitate nei danni al fine di evitare sbilanciamenti eccessivi), ma vanta per la prima volta la presenza di armi uniche per tutti i personaggi. Il cambiamento più rilevante, tuttavia, è il passaggio alle arene 3D. Per quanto il movimento dei personaggi resti ancorato a logiche 2D, è già possibile schivare lateralmente, lasciando intravedere il futuro della serie.
L’era 3D
Mortal Kombat: Deadly Alliance | Uscita: 2002 | PlayStation 2
Mortal Kombat: Deception | Uscita: 2004 | PlayStation 2
Mortal Kombat: Armageddon | Uscita: 2006 | PlayStation 2
Mortal Kombat vs. DC Universe | Uscita: 2008 | PlayStation 3

Deadly Alliance traghetta la serie nella modernità, sviluppando in modo significativo le semplici meccaniche 3D del quarto capitolo. Abbandonato il tasto dedicato alla corsa e le logiche 2D, Deadly Alliance diversifica notevolmente le tecniche dei personaggi: ciascun kombattente è dotato di due stili di combattimento a mani nude e uno con un’arma, selezionabili con la pressione di un tasto. Il titolo vede anche l’esordio della modalità Konquest, primo passo verso una modalità storia, e della Kripta, nella quale è possibile sbloccare vari segreti aprendo delle bare con i punti guadagnati in combattimento.

Il capitolo successivo della saga è Deception, che evolve ulteriormente le dinamiche 3D grazie a transizioni tra le aree e alla presenza di armi e trappole mortali in ogni livello. Viene inoltre introdotta una meccanica volta a interrompere le combo. In questo capitolo, infine, fa il suo esordio la tecnica chiamata “Hara-Kiri”, che consente di chiudere lo scontro con una sorta di Fatality autoinflitta. Eseguendo una combinazione di tasti simile a quella delle Fatality, il kombattente sconfitto può uscire di scena a modo suo, anziché restare alla mercé del vincitore.

Basato in larga parte sulle scelte di Deception e Deadly Alliance, Mortal Kombat: Armageddon è ricordato da molti fan della serie come il crepuscolo dell’era 3D. Ma non si tratta di un capitolo povero di contenuti: il suo sistema di combo aeree, basato su tecniche di lancio, è ripreso proprio da Mortal Kombat 1, e il sistema di contromosse e l’editor di personaggi e Fatality lo hanno reso ugualmente un successo.

L’era 3D si chiude con Mortal Kombat vs. DC Universe. Per quanto si tratti per molti aspetti di un esperimento a sé, la sua spettacolare modalità storia rappresenta lo standard attuale della serie.
La nuova era
Mortal Kombat | Uscita: 2011 | PlayStation 3
Mortal Kombat X | Uscita: 2015 | PlayStation 4
Mortal Kombat 11 | Uscita: 2019 | PlayStation 4

Il capitolo pubblicato nel 2011 tradisce la sua natura di reboot e la scelta di tornare alle radici 2D già nella scelta di abbandonare il numero nel titolo. La storia narra nuovamente le origini della saga, ma con una premessa inattesa: una versione di Raiden proveniente dal futuro di Armageddon invia un fosco avvertimento al suo io del passato.
Le meccaniche sono molto simili al classico Mortal Kombat 2, con scontri veloci, danni ingenti e tecniche a distanza spesso sbilanciate. Fatta eccezione per la spettacolare modalità storia, il gioco offre poche novità, tra cui gli spettacolari attacchi X-Ray, ma vanta ospiti speciali provenienti dal mondo del cinema o da altre serie, come Freddy Krueger o Kratos (personaggio esclusivo della versione PS3). Nella modalità due contro due, inoltre, è possibile chiamare il proprio partner in aiuto per sferrare un attacco.
Se Mortal Kombat (2011) è la versione moderna del secondo, storico capitolo, Mortal Kombat X è assimilabile a Ultimate Mortal Kombat 3. Al pari del suo predecessore, MKX reintroduce il tasto dedicato alla corsa, che amplia il repertorio di combo e consente di tenere sotto pressione l’avversario. Tornano anche le Brutality, stavolta come tecniche finali da eseguire solo dopo aver soddisfatto requisiti specifici. Il cambiamento più rilevante, tuttavia, è la presenza di tre diverse varianti di ciascun kombattente tra cui scegliere prima dello scontro. Ogni versione vanta un set di mosse diverso, rendendo ciascuna di esse un personaggio unico.

Se il capitolo del 2011 e MKX puntano sulla velocità, il sistema di gioco di Mortal Kombat 11 è invece basato su calcolo e strategia, a partire dal potenziamento delle possibilità difensive. L’aggiunta più importante è rappresentata dalla parata perfetta, che premia le parate eseguite con tempismo impeccabile con un breve finestra per contrattaccare, ma va citata anche la possibilità di sfuggire alle combo aeree.
Il repertorio delle tecniche d’attacco guadagna invece i Fatal Blow, simili alle tecniche X-Ray ma utilizzabili solo una volta scesi sotto il 30% di energia, e i Krushing Blow, attacchi potentissimi utilizzabili solo dopo aver soddisfatto requisiti specifici. Ma il tratto più caratteristico di Mortal Kombat 11 è rappresentato dalla personalizzazione dei kombattenti, che al pari delle varianti di MKX, modifica radicalmente la natura dei personaggi. Stavolta, però, a decidere le tecniche da aggiungere o eliminare è il giocatore.

Mortal Kombat 1
La saga di Mortal Kombat ha cambiato pelle più volte nel corso dei decenni, e si appresta a farlo di nuovo con il suo prossimo reboot, Mortal Kombat 1. Stando a ciò che abbiamo visto, questo nuovo capitolo prenderà spunto da diversi episodi, combinando i vari elementi in modo unico. Potete saperne di più sul gioco leggendo la nostra prova in anteprima e l’intervista con il co-creatore della serie, Ed Boon.
Il prossimo capitolo della saga, Mortal Kombat 1, arriverà su PlayStation 5 il 19 settembre.
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